Precisiamo che articoli, recensioni, comunicazioni, eventi, appuntamenti... e quant'altro vengono da noi pubblicati non in base ad una adesione ideologica o morale, ma solo se ce ne viene fatta esplicita richiesta (anche con una semplice comunicazione fatta alla nostra Redazione a scopo di pubblicazione), pur rimanendo noi liberi di soddisfare o meno i desiderata.

[Indice degli articoli]   [Home]


Il diritto, la forza e l'ipocrisia
nota della Rete Tradizionalista delle Due Sicilie

Segnalato da ReteSud, 09-05-11

      Cosa c'è dietro alla guerra contro la Libia?
      L'ONU voluto dagli uomini in base a principi anticristiani, quali l'uguaglianza e la democrazia, ha mostrato fin dalle origini, e mostra tutt'ora, la sua vera natura: la falsità. È un falso, è bugiardo come il principe suo padre (Gv 8, 44). Su quale uguaglianza si fonda l'Onu, se alcuni Stati contano molto, ma molto, più degli altri? Di quale democrazia si parla all'Onu, se il voto di alcuni Stati vale più di quello di tantissimi altri Stati messi insieme? (Ci riferiamo al diritto di veto (che è un voto), che blocca e annulla qualunque possibile decisione...) Questo succede quando gli uomini fidano negli uomini...
      Diverso era invece il sistema cristiano del Sacro Romano Impero, ove legge suprema era il Vangelo e l'ultima parola spettava al Papa. Certo anche allora si potevano commettere errori e ingiustizie, ma nessuno si sognò di giustificarle sfacciatamente (mentendo, sapendo di mentire), nessuno si sognò di dichiarare legge l'illecito (ad esempio l'aborto), e tutti, anche i più umili potevano chiedere con forza l'osservanza del giusto in nome del vero, in nome del Vangelo.
      Ecco la differenza sostanziale tra Onu e Sacro Romano Impero.
      Tuttavia quel che più addolora è il vedere oggi qualche Romano Pontefice appellarsi all'Onu e invocarlo quale dispensatore di giustizia: la crisi della Chiesa è, vergogna a dirsi, anche questo.

La Redazione

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

      Da tempo immemorabile, consuetudini e trattati definiscono un complesso di norme destinate a regolare i rapporti fra gli Stati: il diritto internazionale. In mancanza di un'autorità sovranazionale -un tempo rappresentata, ad esempio, dal Sacro Romano Impero o dal Pontefice- capace di sanzionarne la violazione, ciascuno stato o ciascuna comunità di stati ha sempre rivendicato il potere di autotutela, ossia di farsi "giustizia" da sé.

 

 

      Almeno in passato, non è mancata la coscienza collettiva del vigore e dell'importanza di tali regole, che trova riscontro, in Italia, nell'art. 10 della Costituzione ("L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute") e che è stata sottolineata, nello scorso secolo, dai tentativi di dotare la comunità internazionale dell'organizzazione istituzionale di cui difetta, ultimo dei quali ha portato alla creazione dell'ONU.

 

 

      Organismi pesantemente condizionati dalle potenze dominanti e da quelle ospitanti e, dunque, raramente capaci di risolvere secondo giustizia i conflitti internazionali, ma comunque generatori di norme e procedure da osservare.

 

 

      Col tempo, però, si è registrata la crescente insofferenza delle grandi potenze all'osservanza di quelle stesse regole che -quando la contingenza storica glielo consigliava- avevano concorso a creare.

 

 

      Uno dei cardini del diritto internazionale, il principio di sovranità, è sempre più spesso calpestato ogni qual volta la politica di uno Stato contrasta gli interessi degli Stati egemoni, senza che si avverta il bisogno di consultare gli organismi internazionali, in altre occasioni strumentalmente invocati come suprema autorità.

 

 

      Per giustificare soprusi come l'invasione di uno Stato indipendente, l'uccisione di esseri umani in territori stranieri, l'attacco aereo a obbiettivi civili e militari, l'appropriazione delle risorse economiche di altri popoli, si è fatto ricorso in modo sempre più spregiudicato a concetti di incerta definizione, come democrazia, terrorismo, diritti umani.

 

 

      La stampa, che dovrebbe segnalare e documentare la realtà di quanto accade, sensibilizzando l'opinione pubblica sull'ingiustizia e le contraddizioni di questo falso ordine mondiale, si allinea invece, per lo più, ai dettami del Pensiero Unico, oltretutto fornendo una descrizione monca e fuorviante degli eventi.

 

 

      La guerra -come l'ultima in ordine di tempo, quella in Libia- che la Costituzione della Repubblica Italiana ripudia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, viene decisa e attuata, con l'accordo dei contrapposti schieramenti politici, senza nemmeno esperire tutti gli sforzi possibili per giungere a una definizione negoziata delle crisi. E qualcuno, tra le file dell'"opposizione" si spinge a negare che la Carta Costituzionale sia stata violata, sulla base della considerazione che nel caso della Libia non si tratterebbe di una guerra, ma di "un atto di giustizia".

 

 

      Puerili sofismi verbali di chi, dalla trincea della "guerra ideologica" introdotta dalla Rivoluzione Francese, mette gli interessi dei più forti al di sopra di ogni diritto e di ogni pudore.

 

 

      Ben pochi denunciano la prepotenza e l'ipocrisia dei padroni del mondo che, oltretutto, rimangono inerti di fronte ai genocidi e alle violenze che si consumano nelle zone caratterizzate da scarso interesse strategico o sottoposte al potere dei loro amici-complici.

 

 

      Silenzi, se non aperta approvazione, viene poi riservata alle violazioni dei diritti umani (uccisioni, rapimenti, torture, distruzione delle risorse produttive, inquinamento ambientale, annientamento di tradizioni e diversità) consumate dalle potenze dominanti, che pure si ergono a giudici supremi dell'umanità e che a loro volta sono controllate da centri di interesse spesso occulti, di cui quasi nessuno parla.

 

 

      Anche il diritto all'informazione è calpestato e perfino le fonti documentali e fotografiche predisposte dai più forti vengono occultate senza significative proteste. Si abbandona la sbandierata trasparenza per l'opacità, ben più funzionale ai disegni dell'aggressivo mercantilismo mondialista.

 

 

      Quanto ai popoli, la loro volontà viene ignorata o strumentalizzata. Il Sud, in particolare, su cui i colonialisti nostrani vogliono scaricare le conseguenze della crisi nordafricana, non ha, pur essendo vicinissimo ai territori in guerra, voce in capitolo in operazioni che, per la sua posizione geografica, ne coinvolgono interessi vitali.

 

 

      Anche per questo è quanto mai urgente, per gli uomini e le donne del Sud, riprendersi le chiavi di casa, riappropriandosi di una dimensione geo-politica che per millenni ci ha visti, in Europa e nel Mediterraneo, portatori di una visione del mondo capace di coniugare ordine e giustizia.

 

 

***

 

 

      In tutto questo, la miseria umana, come quella (ancora una volta messa in mostra) di Borghezio e di quanti si dànno ad insulti nei confronti di quelli che loro ritengono essere i più deboli in questa fase della storia -e di tutte le piccole storie-, contribuisce a identificare la nullità, che ostenta un io sempre più deformato. E questo vale per tutti.

 

 

      Faremmo bene a costruire un grande Movimento del Sud, che non si agiti trenta giorni prima di ogni elezione. Brancolare non è camminare. Il qualunquismo e il codismo di tutte le ore e l'assenza di originalità politica e culturale, che trasformano in recita insulsa e noiosa fatti e misfatti della nostra storia, inchiodandola al folklore banalizzante e depressivo, sono soltanto caratteristiche della "chiesa degli ultimi giorni" e dei "parrocchiani", sette narcisiste che annaspano e annegano nelle contraddizioni, restando, così, desolatamente marginali e inconcludenti. Com'è che a nessuno interessa quanto sta accadendo nel nostro Mediterraneo? e le violazioni delle sovranità in tutto il mondo? Com'è che non si riesce a fare un gioco "a tenaglia" per bloccare le mire del potere centralista e mondialista, la dittatura europea dei mercanti e dei banchieri di Bruxelles e non solo? Ma di questo torneremo a parlare.

 

 

      Certo è che occorre coagulare tutte le forze, tutte le soggettività politiche e tutti gli organismi, ovunque si trovino, che hanno a cuore la libertà e la giustizia sociale dei popoli.

 

 

      Autentico o inautentico: questo è il problema.

 

 

[Indice degli articoli]   [Home]